Il sito e il territorio di Gortina conservano resti molto significativi del sistema che garantiva, in età romana, tardoantica e protobizantina, l’approvvigionamento di acqua potabile alla città.
Il sistema idrico di Gortina costituisce un caso di studio particolarmente interessante – e probabilmente unico per l’epoca bizantina – perché è possibile studiarne nel dettaglio tutte le componenti, dalle opere di captazione alla base del Monte Ida, alle canalizzazioni che si snodano per quasi 15 km. fino all’arrivo in città e all’immissione dell’acqua nella rete di distribuzione urbana, che proprio in età protobizantina viene totalmente riorganizzata.
L’acqua proveniva dalle sorgenti situate nel territorio degli odierni comuni di Zaros e Gergeri (ancora oggi famosi per la qualità delle loro acque minerali) e, fin dall’epoca romana, veniva canalizzata attraverso un complesso sistema di condutture che seguivano in parte il percorso naturale lungo la valle del Mitropolianos.
Una volta giunta alle porte della città, attraverso un serie di ponti e di sifoni, l’acqua veniva portata sia sull’acropoli sia nella pianura, dove un ulteriore serie di ramificazioni permetteva di raggiungere capillarmente tutti i quartieri.
Restaurato più volte in età romana e tardoantica, il sistema idrico continuò ad essere utilizzato anche in epoca protobizantina, quando vennero nuovamente restaurati ponti e condutture e quando venne allestita una nuova rete di distribuzione finale, basata su un sistema di cisterne-fontane distribuite un po’ su tutto il territorio urbano.
Lo stato di conservazione dei resti archeologici permette oggi di ricostruire nel dettaglio il sistema idrico della città, di calcolare quanta acqua veniva captata dalle sorgenti, di studiare dove e come essa veniva distribuita agli abitanti della città e di elaborare ricostruzioni attendibili sul numero e sulle attività prevalenti della popolazione urbana in età protobizantina.